Oggi si chiude
un ciclo di lunghi festeggiamenti durato parecchi giorni a cavallo tra i due
anni solari 2019 e 2020.
Ognuno ha avuto il modo e il tempo di riflettere su
come girano le cose del mondo e su cosa egli fa e potrebbe fare per cambiarlo
in meglio, cominciando da se stesso. Quel singolo individuo direbbe che
rappresenta una piccola e insignificante goccia nell’umanità; ma, quella
preziosa gocciolina insieme a tante altre a lei simili formerebbero un mare
immenso di gocce, unendo le forze, le idee e gli aiuti.
In questo gioioso
periodo dedicato alle cosiddette feste natalizie sono stati ricordati buoni
sentimenti, quali la bontà, la solidarietà e la condivisione: si spera che
anche il messaggio di queste sante
parole l’Epifania non se le porti via, altrimenti i buoni propositi cadrebbero
nel vuoto, sebbene sia sempre tempo di amare gli altri e di rispettare i buoni
precetti.
Si dice: Chi vuole una
strada la trova; chi non vuole mille scuse le trova.
Alla festa della
Befana si suole appendere – in concreto o nell’immaginario - una calza alla
spalliera del letto o sul caminetto e sperare che non vi trovi il carbone; quante persone si sentono meritevoli di
meritarlo o di non meritarlo? Lascio la risposta alla loro coscienza.
Una
cosa rimane di queste feste: avere acquisito la consapevolezza – attraverso i
mezzi di comunicazione - che ci sono poche persone, ma buone rispetto alla gran
massa, e disponibili ad aiutare il prossimo; lo sperpero e una diffidenza
strisciante sono sotto gli occhi di tutti. C’è chi naviga nell’oro e chi fa
fatica a tirare a fine mese; si parla
tanto di povertà che alla fine non fa più notizia. Occorrono più fatti e meno parole e che gli aiuti siano mirati e
non a pioggia; potrebbero cadere in un campo
che non avesse bisogno di essere irrigato di acqua piovana oppure che piovesse
sempre sul bagnato.
Quante leggende ci sono sull’Epifania nessuno lo sa!
Un
tempo venivano trasmesse oralmente per cui tante si sono perse per strada. Una,
in particolar modo, mi ha colpito per esperienza diretta; ce la raccontava mia
madre e noi figli l’ascoltavamo a bocca aperta.
Raccontarla è lunga per cui
soprassiedo; chi volesse la troverà in un mio prossimo libro dal titolo
provvisorio “Storiucce Maestre” con
una o più morali finali - nel capitolo la “Leggenda dell’Epifania”.
A
proposito, ho già pubblicato il mio quinto libro di storielle con una o più
morali finali dal titolo “Storie
Storiucce Storielle”, di cui ne ho ancora delle copie per eventuali
richiedenti.
Per dovere di cronaca, ricordo che da ragazzo in questa giornata
festiva si augurava agli amici Buona Pasqua. Il motivo che ci veniva detto era
che l’Epifania era ed è la prima delle quattro feste religiose – senza ordine
di importanza - più solenni dell’anno insieme a Natale, Pasqua, Pentecoste. In
tale data, durante la Santa Messa la Chiesa annunciava le date delle Ceneri,
della Pasqua e delle altre feste ad essa collegate; cosicché è considerata la
prima Pasqua dell’anno!
Perciò, Buona
Pasqua e buona, lunga e serena Vita dal vostro
amico scrittore Carmine Scavello
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