Nell’immaginario collettivo l’anno vecchio viene rappresentato come un uomo anziano, con barba e capelli lunghi e bianchi e col bastone, che si porta, a fatica, sulle spalle un pesante sacco pieno con tutte le cose brutte da cancellare, accadute nel corso dell’anno solare. Eppure, anche lui è stato un Anno Nuovo e sono state fatte promesse di buoni propositi e di auguri! Qualcuna di esse è stata rispettata e qualche altra disattesa. Ognuno cerca di comportarsi secondo le sue aspettative; poi, ci sono gli eventi e le circostanze che sconvolgono tutti i piani prestabiliti.
L’ Anno Nuovo viene accolto con tanta speranza e con l’augurio che sia migliore del vecchio appena trascorso e che tutti debbano fare la propria parte e non delegarla agli altri. Non c’è miglior modo di festeggiarlo col botto, stappando una bottiglia di spumante allo scoccare della mezzanotte: in quel momento fantastico abbracci,
baci
e auguri
di buona vita si sprecano. Aver fede e speranza è il modo migliore di incominciare un nuovo anno e di partire col piede giusto.Tra i ricordi della mia infanzia menziono “La strina” – letteralmente strenna – che veniva cantata da adulti e ragazzini dietro le porte degli amici per augurare il Buon Anno. Amici bolognesi mi raccontarono che anche da loro c’era questa usanza; i bambini si recavano presso le famiglie amiche per augurare il Buon Anno in cambio di doni; alle femminucce non era consentita questa tradizione. Parimenti, il primo componente della famiglia a rispondere, al telefono o di persona, agli
auguri
doveva essere un uomo, in quanto la donna era considerata portatrice di sfortuna e reso l’anno nuovo funesto. Naturalmente, per rendere dignità alle donne, questa usanza non ebbe lunga durata; era già nata male in partenza; continuarla sarebbe stato un atto ignobile e ingiustificato e mancanza di rispetto verso l’altra metà dell’umanità. Un’usanza molto diffusa è quella dei petardi, degli spari di armi da fuoco e dei fuochi di artificio fatti scoppiettare a mezzanotte sotto forma augurale per illuminare il cielo a dare così il benvenuto al Nuovo Anno; ferimenti e morti accidentali ne hanno messo un freno negli anni precedenti e oggi sono vietati per Covid. Non è raro assistere in alcune parti d’Italia al lancio degli oggetti vecchi da finestre, terrazzi e balconi per simulare tutto il negativo dell’anno appena trascorso. Il giorno seguente le strade diventano un immondezzaio: l’ambiente ci soffre per il pattume e lo smog.
E’ radicata la tradizione di mangiare a Capodanno cotechino e lenticchie: il cotechino, fatto con la carne e il grasso del maiale, porta abbondanza; le lenticchie sono considerate portafortuna in quanto la loro forma tondeggiante richiama le monetine. Inoltre, il melograno e l’uva completano la consuetudine. Le vecchiette del mio vecchio rione davano due consigli di facile attuazione: lasciare aperta la finestra di una stanza buia per far uscire gli spiriti maligni e le energie negative; e di lasciare chiusa quella di una stanza illuminata per trattenere la fortuna e le energie positive. Amici veneti, invece, mi raccontarono che, alla vigilia di Capodanno, le massaie cucinavano il capitone perché la sua forma somigliante al serpente ricorda il demonio, cosicché consumarlo a cena aveva lo scopo di sconfiggere il male.
Un bellissimo augurio comune di Buon Anno è quello di chiedere la salute, il benessere, la pace e di vivere in un mondo più umano, pulito, giusto e solidale. Ognuno, però, dovrebbe essere una persona speciale, migliorando i pregi e riducendo i difetti e facendo solamente il proprio dovere come normalità.
Buon Anno, nonché buona, lunga e serena vita dal vostro amico scrittore Carmine Scavello
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